Il problema dell’aspirazione polveri nel laboratorio odontotecnico
È inevitabile inalare la polvere in quanto parte dell’atmosfera
Silicosi, asbestosi, talcosi, graphitosi, pneumoconiosi da metalli duri o da terre rare, bissinosi sono alcuni nomi di malattie degli organi respiratori causate da polveri inalate. È inevitabile inalare la polvere in quanto parte dell’atmosfera, infatti il nostro sistema respiratorio è attrezzato per proteggersi da ciò ma, con l’avanzare del progresso, sotto forma di traffico stradale, di riscaldamento domestico, di fumo da tabacco, etc… le polveri si sono fatte sempre più abbondanti, più fini (PM10 è una sigla che indica polveri di diametro inferiore a 10 micron) e più pericolose perché essendo appunto così fini restano sospese indefinitamente nell’aria, eludono il nostro sistema di intercettazione e raggiungono le parti più profonde dei polmoni: gli alveoli polmonari. Come un pesce d’acquario che nuota nell’acqua sporca, la vita moderna ci impone una linea di base di inquinamento dell’aria già fin troppo alta e su questa si vanno a collocare certi lavoratori e, tra essi, non ultimi gli odontotecnici che, è stato calcolato, in un anno possono inalare fino a 12 Kg di polveri (silice, metalli pesanti, gesso, metacrilato, etc…). Per fortuna oggi ci si può difendere bene perché la tecnologia della filtrazione negli impianti aeraulici ha progredito e dispone di nuovi materiali con i risultati di:
- Alta/altissima efficienza filtrante (secondo le normative internazionali HEPA da H10-a H14 e ULPA da U15 a U17).
- Filtri con: bassa caduta di pressione, facilità di manutenzione, bassa pressione sonora.
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