Il nostro tempo, la crisi globale, i nuovi percorsi
Perché il lavoro riprenda bisogna ridare valore ai sogni ed alla speranza, far leva sui giovani, sono loro che debbono credere in un mondo migliore, più giusto e più umano.
La crisi attuale.
In questo momento molti paesi del mondo vivono una crisi epocale, spesso conseguenza di modelli culturali e politici non virtuosi, una crisi diversa da quelle trascorse e che sembra incurabile: l’economia di tutto il mondo è spesso vittima di pochi speculatori, gli economisti non hanno più ricette, il mondo economico tradizionale sembra paralizzato ed impotente. In Europa le banche hanno ricevuto una dose di liquidità che doveva aiutare la ripresa, ma sono state frenate dalla paura: concedere prestiti alle imprese oggi è rischioso. Il rigidismo economico tedesco sembra dannoso e troppo ripiegato su se stesso. Come uscire da una situazione così complessa? È una domanda che non ha trovato una risposta convincente. Una volta la gente si poneva meno domande, si impegnava di più ed accettava di fare i sacrifici necessari che certamente il lavoro richiede.
La forza dell’impegno e della volontà.
Nel dopoguerra che è seguito all’ultimo conflitto mondiale, un’Italia dissanguata dalle sanzioni, in ritardo come crescita e sviluppo e distrutta dai bombardamenti, si è inventata un’industria che nel nostro paese non era mai esistita prima, ed ha fatto esplodere il miracolo economico italiano. Poi una serie di errori, politici ed economici, hanno distrutto gran parte di quello che si era costruito: è stato più facile creare il benessere che mantenerlo nel tempo. Molte aziende e diversi giovani sono espatriati, un certo numero di aziende sono state vendute, altre sono fallite. La burocrazia e la politica hanno le loro colpe, sono infatti i principali accusati, ma non sono gli unici, l’incompetenza, gli egoismi e la mancanza di affezione al lavoro, sono state altrettante cause dei fallimenti di tanti progetti.
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